Gli uomini sono
naturalmente portati a cooperare ed a organizzarsi, rendendo il gruppo una
parte fondamentale della struttura sociale. I ruoli, i doveri e le decisioni
del singolo diventano di massa, creando relazioni con gli altri membri.
Soprattutto per i
ragazzi, entrare a far parte di un gruppo è indispensabile, se non
obbligatorio. Questo è parte integrante delle dinamiche di crescita e di
sviluppo dell’essere umano, più o meno costruttive che siano.
I valori familiari
vengono messi a confronto con nuovi punti di vista, il gruppo diventa un
riferimento in più e molto seducente per quanto riguarda i comportamenti, gli
interessi, i valori. Ogni individuo inoltre cerca nel gruppo una valorizzazione
di sé.
I meccanismi adottati
per “contare”, per essere qualcuno, per attirare l’attenzione sono molteplici.
E sono tutti, comunque, strategie di adattamento per non essere “tagliati fuori”.
In situazioni del
genere, si verifica spesso un importante fenomeno dal punto di vista
sociologico, definito “deindividuazione”
. Questo comporta da parte del soggetto un rafforzamento della percezione di sé non come
individuo ma come elemento integrante del gruppo di cui si trova a far parte. Secondo l’opinione dello studioso Philip
Zimbardo, uno psicologo statunitense, il fenomeno della deindividuazione porta
ad una perdita di autoconsapevolezza e self-control
all’interno di dinamiche sociali. Tale perdita di controllo potrebbe spingere
il soggetto ad agire contro le norme morali ed a compiere anche gesti violenti,
aggressivi, ingiusti.
Tale fenomeno è stato portato sui piccoli schermi dal mentalista inglese
Derren Brown, il quale ha dimostrato come il pubblico presente in sala potesse
prendere decisioni sempre più ingiuste nei confronti di una “vittima” scelta.
Lo show ha fatto capire semplicemente (tramite una serie di candid camera) come la psicologia di
massa possa influenzare le nostre scelte a tal punto da danneggiare anche un
perfetto sconosciuto.
Questo fattore entra nella quotidianità quando dobbiamo dare giudizi,
opinioni, quando dobbiamo intervenire ai danni o a favore di un altro
individuo. In una qualsiasi situazione, dunque, potremmo essere influenzati dal nostro
gruppo.
Questo tipo di effetti psicosociali non si manifestano, però, solo in presenza di una comitiva di persone. Il fattore di “desiderabilità sociale” è un’altra componente importante e influenza molto le nostre scelte e le nostre azioni. Questo fenomeno si evidenzia in tutte le situazioni sperimentali in cui un soggetto si trova di fronte a domande che prevedono la possibilità di risposte più o meno “socialmente accettabili”. A questo fattore va associata l’acquiescenza, ovvero il desiderio di voler dare risposte positive, a prescindere dal contenuto della domanda.
In conclusione, l’influenza della massa sociale potrebbe rendere le
nostre scelte più o meno giuste, ma l’importante è riflettere e scegliere ciò
che ci sembra migliore in una determinata circostanza.
Citando lo scrittore
Paul Coelho: “A ogni essere umano è stata donata una grande virtù: la capacità
di scegliere. Chi non la utilizza, la trasforma in una maledizione e altri
sceglieranno per lui”.
- Michele Citro
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