Il fenomeno dell’immigrazione in Italia è relativamente
recente visto che ha iniziato ad avere influenze significative a partire dai
primi anni settanta del Novecento, avendo in seguito un notevole impatto sulla
demografia italiana. La popolazione immigrata (cioè la popolazione residente in
Italia ma nata all’estero, quindi con cittadinanza straniera) occupa una buona
parte della percentuale nazionale, con circa 5 milioni di residenti, ovvero l’8,2%. Negli ultimi anni abbiamo assistito
all’aumento del fenomeno dell’immigrazione clandestina, spesso riconducibile al
malessere dei paesi dai quali provengono i migranti.
L’opinione pubblica ha spesso una visione distorta
del fenomeno, anche per l’influenza dei mass-media. Si tende a parlare di
immigrati solamente quando accadono gravi fatti che attentano all’ordine
pubblico, oppure li si collega alla criminalità organizzata: si parla insomma
di immigrati come un “problema”. Ed è per questo che il fenomeno
dell’immigrazione viene trattato come tale.
Ma la questione – specialmente in Italia – è ancora
accesa. Il Bel Paese ha opinioni divergenti riguardo al fenomeno
dell’immigrazione. Secondo i sondaggi, il 40% della popolazione italiana pensa
che gli immigrati rappresentino un pericolo. Per questo non c’è da sorprendersi
quando sorgono delle proteste: queste riflettono solo la preoccupazione degli Italiani.
Effettivamente, c’è chi cavalca l’onda del consenso
sfruttando le paure e le preoccupazioni generali, proponendo soluzioni
teoricamente semplici ma praticamente assurde, inattuabili e inaccettabili. In
questa opera di manipolazione e censura
delle informazioni, un nome fa capolino nel panorama politico italiano.
Tornando ai numeri, sappiamo che in realtà la
maggioranza del popolo riconosce i diritti degli immigrati e dei loro figli, e
molti concederebbero volentieri loro la cittadinanza. Risulta, però, scarsa la
disponibilità degli Italiani riguardo i costi di mantenimento degli immigrati,
soprattutto se li riguardano direttamente.
Recentemente la Commissione Europea ha approvato
nuovi piani per la politica sull’immigrazione per rispondere alla crisi che ha
colpito il Mediterraneo. Ecco i punti principali del nuovo piano politico:
- i migranti verranno ripartiti tra gli stati europei: quelli già presenti in Europa o che entreranno direttamente in territorio europeo saranno ridistribuiti tra gli stati membri; in situazioni di emergenza, secondo una chiave di ripartizione che terrà conto di quattro parametri: PIL, popolazione, livello di disoccupazione e rifugiati già accolti sul territorio nazionale;
- operazioni contro il traffico di esseri umani: nel quadro della Politica di sicurezza e di difesa comune nel Mediterraneo sarà lanciata un’operazione navale che punterà a smantellare il traffico di esseri umani, soprattutto in Libia. L’operazione sarà condotta nel rispetto del diritto internazionale;
- rafforzamento della sorveglianza: il numero di agenti di sorveglianza sarà triplicato. Questo significherà, in particolare, un aumento delle capacità e del raggio d’azione e di intervento per ricerca e salvataggi in mare;
- reinsediamento nei paesi dell’UE: i rifugiati, che già vivono nei campi profughi dei paesi terzi e che hanno un diritto già accertato alla protezione internazionale, saranno in parte reinsediati nei paesi Europei, come chiede da tempo l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati.
Inoltre si avvieranno azioni di politica estera,
cooperazione allo sviluppo e assistenza umanitaria che affronteranno le cause
profonde del fenomeno migratorio, contribuendo al consolidamento delle capacità
dei paesi terzi di gestire le loro frontiere, sperando che il problema si
risolva… prima o poi.
- Michele Citro
- Michele Citro
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