Qualche
giorno fa chiunque abbia utilizzato Google (tutti, quindi) ha potuto notare la
presenza di un Doodle, ovvero di una diversa versione del logo del famoso
motore di ricerca, impiegata per particolari anniversari di eventi. In primo
piano spiccava l’immagine di una poetessa: si tratta di Alda Merini, una di
quelle donne sempre apprezzate e ammirate da tutti, che il 21 marzo di
quest’anno avrebbe compiuto 85 anni. Una vita tumultuosa, ricca di squilibri,
amori e tormenti, ma segnata dalla passione e dalla vocazione per la scrittura,
che l’hanno portata a diventare tra le autrici italiane più importanti e amate.
Alda nasce appunto il 21 Marzo 1931 a Milano, data che darà poi il titolo ad
una delle sue più famose poesie: “Sono
nata il 21 a Primavera”. Appartenente ad una famiglia di modeste origini,
il talento viene fuori già dall’età di quindici anni, quando vengono pubblicati
alcuni suoi scritti; di qui inizierà anche il controverso rapporto col mondo letterario
che spesso la ignorerà.
Venuta
a contatto con importanti poeti contemporanei, come Montale e Quasimodo, dopo
il matrimonio e la nascita della primogenita per Alda inizia un periodo
complicato e doloroso, che segnerà tutta la sua esistenza e la sua produzione.
Per fortuna, potremmo azzardare. La poetessa alterna per dieci anni periodi di
salute e di malattia, dovuta forse ad un disturbo bipolare. Nei momenti
peggiori conosce, per la prima volta in vita sua, l’ambiente degli ospedali
psichiatrici che alimentano in lei la solitudine e la sofferenza. Credeva però
fermamente che la malattia mentale non esistesse: esistono gli esaurimenti
nervosi, le fatiche del matrimonio e dei figli, le responsabilità della vita,
ma non la malattia mentale. Uscendo poi dal “manicomio”, la vita le appare
addirittura diversa: “Il vero inferno è
qui fuori”, dice, “qui a contatto
degli altri, che ti giudicano, ti criticano e non ti amano”. Di
quell’ambiente, perciò, Alda rimpiangerà tutto, specialmente l’assenza di
interazione sociale, cercata invano più volte nel mondo esterno. Il suo
psichiatra dirà che negli anni della malattia la scrittura e la poesia sono
state per lei la vera salvezza; le avevano anche permesso di guadagnarsi un
buon posto nella società.
Come
molti la ricordano, la “poetessa con la sigaretta” riteneva che la poesia fosse
come una forza che nasceva in lei in modo spontaneo e naturale, spesso a
partire dal mondo dei sogni, a prescindere da tutto e da tutti. “Molti mi considerano la poetessa della
pazzia. Ma chi si è accorto che sono la poetessa della vita? Ho parlato del
manicomio perché era il luogo in cui vivevo in quel periodo”. La Merini
scrive, infatti, “La Terra Santa” (1979), dove narra la sua sconvolgente
esperienza dell’ospedale psichiatrico, descrivendo a fondo le consuetudini e la
vita di quell’ambiente. Dopo la morte del marito, ancora poco considerata dal
mondo letterario, negli anni Ottanta la donna sposa il poeta Michele Perri, ex
medico che si prenderà cura di lei. Sopraggiunge un altro difficile ricovero a
Taranto, ma vengono pubblicati anche tanti nuovi lavori, tra cui “La pazza
della porta accanto” (1995) e “Aforismi e magie” (1999). Arrivano anche importanti
riconoscimenti, come il “Premio Librex Montale”, nel 1992, e varie
onorificenze. Alda Merini, conosciuta anche come la “poetessa dei navigli”, si
spegne a Milano il 1° Novembre 2009, a causa di un tumore osseo. Seguono
funerali di Stato, a cui probabilmente avrebbe preferito qualcosa di più
semplice. “Più bella della poesia è stata
la mia vita” disse qualche tempo prima. Negli ultimi anni e dopo la sua
morte la poetessa ha ricevuto grande solidarietà e apprezzamento da parte di
tutti, oltre che grandi meriti.
La
casa della Merini sui Navigli milanesi è rimasta famosa per l’originale
arredamento, tra cui i muri pieni di scritte, per gli oggetti e i ricordi che
vi teneva conservati. Da non dimenticare le tanto amate sigarette, di cui era
solita gettare la cenere sul pavimento. Oggi, però, tutto, tra cui gli stessi
pezzi di muro, è stato spostato ad un altro indirizzo, la “Casa Museo Alda
Merini”, visitabile.
Vicino
all’ingresso della casa originale, invece, nel 2010 è stata affissa una targa
commemorativa che recita parte di un suo verso: “Ad Alda Merini, nell’intimità dei misteri del mondo”.
- Michelangelo Maiellaro
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