21/03/16

Foffo e Sbarbaro: due modi di vivere il padre



"E' vero che mi volevi uccidere?" "Sì, è vero!".
Sembra un agghiacciante dialogo da far west quello avvenuto tra Manuel Foffo, accusato per aver ucciso per divertimento a Roma Luca Varani, e suo padre, lo stesso padre che era andato, qualche giorno fa, alla trasmissione “Porta a Porta”, difendendo il figlio e definendolo un “ragazzo-modello”.

Ed è per questo motivo che ci siamo chiesti: come può un rapporto padre-figlio deteriorarsi fino a questo punto? E, a tutto questo orrore, abbiamo deciso di contrapporre una poesia di Camillo Sbarbaro, intitolata "Padre, se anche tu non fossi il mio" che esprime il vero amore di un figlio nei confronti di un padre.


“Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso egualmente t'amerei.
Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
Che la prima viola sull'opposto
Muro scopristi dalla tua finestra
E ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
Di casa uscisti e l'appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.

E di quell'altra volta mi ricordo
Che la sorella mia piccola ancora
Per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia aveva fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
Dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l'attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l'avviluppavi come per difenderla
Da quel cattivo che eri il tu di prima.

Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t'amerei.”

E’ una lirica d’amore e di profondo affetto, tratta dalla raccolta “Pianissimo” di Camillo Sbarbaro.
Come dal nome della raccolta, da cui è tratta, possiamo notare il tono lieve della poesia, che risulta quindi “leggera”. Il sentimento che egli prova nei confronti di suo padre prescinde dal legame di sangue che li unisce. L’affetto è rivolto a quella persona che egli amerebbe e ammirerebbe comunque, anche se non fosse il padre.
Nella poesia dolci sono i ricordi d’infanzia legati al padre. Nella prima parte possiamo notare una natura docile, serena del padre, che raccoglie la prima viola d’inverno, apparsa su un muretto, per portarla ai figli.
Un piccolo gesto, questo, carico d’amore e di sensibilità. Il poeta riscopre il padre e lo riscopre non come genitore, bensì come uomo. Nella seconda parte del componimento, infatti, il poeta parla di suo padre pieno d'ira, che insegue la sua figlia più piccola, minacciandola; anche in questo caso, però, esprime la sua parte più docile, infatti, incapace di castigare sua figlia, terrorizzata dal suo comportamento, la rassicura tra le sue forti braccia. Nell'ultima strofa si ripetono i primi due versi che il poeta usa per evidenziare la mancanza del padre e il loro legame andato perduto, pieno di pentimento e nostalgia. La poesia si chiude, però, con un'immagine positiva della figura paterna, descritta con un "cuore fanciullo" che evidenzia la sua natura dolce e anche un po' infantile.
           
A livello strutturale, la poesia si compone di tre strofe, ognuna costituita da un diverso numero di versi: infatti, una ne contiene dieci, l’altra dodici, l’ultima solo quattro.
Si tratta di versi liberi da ogni tipo di schema convenzionalmente riconosciuto dalla poesia, privi di rima ed di lunghezza diversa, anche se prevalgono gli endecasillabi. 

È molto di impatto la metafora ripetuta nel titolo, nei primi 3 versi e nell’ultima strofa, che esprime l’affetto ingenuo e sincero di un figlio che riconosce la bontà del padre e il suo essere di un animo puro, che fa sì che il poeta lo ami anche se per lui fosse un estraneo.
La sua figura viene inoltre accentuata dall’anafora del termine “padre”, in cui ovviamente si riconosce la sua importanza e il suo ruolo decisivo per la formazione psicologica dello scrittore.
Il ritmo della poesia è lento e andante, amplificato dall’uso frequente degli enjambement e dall’iperbato che mette in evidenza le parole chiave della poesia, presenti sia all’inizio che alla fine dei versi (padre-padre, verso 12, e muro-muro, vv. 5-9). 
 
Il poeta lascia rivivere per un attimo i suoi ricordi, perdendosi nella consolazione dei bei momenti passati cui egli vuole stringersi il più possibile, chiudendosi al mondo esterno con cui è in conflitto e vivendo solo di se stesso e della persona che ama. Tal sentimento è accentuato dalla ripetizione della parola “muro”, nei vv 5-9.
Inoltre, la poesia ruota intorno alla contrapposizione di elementi e forme semantiche particolari, tra le quali spicca, per esempio, la differenziazione tra il “fossi” e il “non fossi”, che lo Sbarbaro usa per evidenziare l’infinito amore che prova per il padre, che diventa un’entità superiore che va oltre “l’essere” e il “non essere”.
Il poeta, infatti, non poteva paragonare il padre all’essere umano col quale è in conflitto; il padre, contemporaneamente severo e gentile, diventa un modello di vita per lo Sbarbaro, e pertanto lui prova nei suoi confronti un amore che va oltre la comprensione umana.
Questo è veramente un figlio! 
 
Manuel, pertanto, non si può considerare tale e, a nostro avviso, non si può neanche considerare “essere umano”, dopo gli avvenimenti che l’hanno visto coinvolto nei giorni scorsi


- Giovanni Vitale, Edwin Sapienza, Noemi Ansalone, Mariagrazia Del Regno

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