"E' vero che mi
volevi uccidere?" "Sì, è vero!".
Sembra un agghiacciante
dialogo da far west quello avvenuto tra Manuel Foffo, accusato per aver ucciso
per divertimento a Roma Luca Varani, e suo padre, lo stesso padre che era
andato, qualche giorno fa, alla trasmissione “Porta a Porta”, difendendo il
figlio e definendolo un “ragazzo-modello”.
Ed è per questo motivo
che ci siamo chiesti: come può un rapporto padre-figlio deteriorarsi fino a
questo punto? E, a tutto questo orrore, abbiamo deciso di contrapporre una
poesia di Camillo Sbarbaro, intitolata "Padre, se anche tu non fossi il mio"
che esprime il vero amore di un figlio nei confronti di un padre.
“Padre,
se anche tu non fossi il mio
Padre
se anche fossi a me un estraneo,
per
te stesso egualmente t'amerei.
Ché
mi ricordo d'un mattin d'inverno
Che
la prima viola sull'opposto
Muro
scopristi dalla tua finestra
E
ce ne desti la novella allegro.
Poi
la scala di legno tolta in spalla
Di
casa uscisti e l'appoggiasti al muro.
Noi
piccoli stavamo alla finestra.
E
di quell'altra volta mi ricordo
Che
la sorella mia piccola ancora
Per
la casa inseguivi minacciando
(la
caparbia aveva fatto non so che).
Ma
raggiuntala che strillava forte
Dalla
paura ti mancava il cuore:
ché
avevi visto te inseguir la tua
piccola
figlia, e tutta spaventata
tu
vacillante l'attiravi al petto,
e
con carezze dentro le tue braccia
l'avviluppavi
come per difenderla
Da
quel cattivo che eri il tu di prima.
Padre,
se anche tu non fossi il mio
Padre,
se anche fossi a me un estraneo,
fra
tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t'amerei.”
E’ una lirica d’amore e di profondo affetto,
tratta dalla raccolta “Pianissimo” di Camillo Sbarbaro.
Come dal nome della raccolta, da cui è
tratta, possiamo notare il tono lieve della poesia, che risulta quindi
“leggera”. Il sentimento che egli prova nei confronti di suo padre prescinde dal
legame di sangue che li unisce. L’affetto è rivolto a quella persona che egli
amerebbe e ammirerebbe comunque, anche se non fosse il padre.
Nella poesia dolci sono i ricordi d’infanzia
legati al padre. Nella prima parte possiamo notare una natura docile, serena
del padre, che raccoglie la prima viola d’inverno, apparsa su un muretto, per
portarla ai figli.
Un piccolo gesto, questo, carico d’amore e di
sensibilità.
Il poeta riscopre il padre e lo riscopre non come genitore, bensì come uomo.
Nella seconda parte del componimento, infatti, il poeta parla di suo padre
pieno d'ira, che insegue la sua figlia più piccola, minacciandola; anche in
questo caso, però, esprime la sua parte più docile, infatti, incapace di
castigare sua figlia, terrorizzata dal suo comportamento, la rassicura tra le
sue forti braccia. Nell'ultima strofa si ripetono i primi due versi che il
poeta usa per evidenziare la mancanza del padre e il loro legame andato
perduto, pieno di pentimento e nostalgia. La poesia si chiude, però, con
un'immagine positiva della figura paterna, descritta con un "cuore
fanciullo" che evidenzia la sua natura dolce e anche un po' infantile.
A livello strutturale,
la poesia si compone di tre strofe, ognuna costituita da un diverso numero di
versi: infatti, una ne contiene dieci, l’altra dodici, l’ultima solo quattro.
Si tratta di versi
liberi da ogni tipo di schema convenzionalmente riconosciuto dalla poesia,
privi di rima ed di lunghezza diversa, anche se prevalgono gli endecasillabi.
È molto di impatto la
metafora ripetuta nel titolo, nei primi 3 versi e nell’ultima strofa, che
esprime l’affetto ingenuo e sincero di un figlio che riconosce la bontà del
padre e il suo essere di un animo puro, che fa sì che il poeta lo ami anche se
per lui fosse un estraneo.
La sua figura viene
inoltre accentuata dall’anafora del termine “padre”, in cui ovviamente si
riconosce la sua importanza e il suo ruolo decisivo per la formazione
psicologica dello scrittore.
Il ritmo della poesia è
lento e andante, amplificato dall’uso frequente degli enjambement e
dall’iperbato che mette in evidenza le parole chiave della poesia, presenti sia
all’inizio che alla fine dei versi (padre-padre, verso 12, e muro-muro, vv.
5-9).
Il poeta lascia
rivivere per un attimo i suoi ricordi, perdendosi nella consolazione dei bei
momenti passati cui egli vuole stringersi il più possibile, chiudendosi al
mondo esterno con cui è in conflitto e vivendo solo di se stesso e della
persona che ama. Tal sentimento è accentuato dalla ripetizione della parola
“muro”, nei vv 5-9.
Inoltre, la poesia
ruota intorno alla contrapposizione di elementi e forme semantiche particolari,
tra le quali spicca, per esempio, la differenziazione tra il “fossi” e il “non
fossi”, che lo Sbarbaro usa per evidenziare l’infinito amore che prova per il
padre, che diventa un’entità superiore che va oltre “l’essere” e il “non
essere”.
Il poeta, infatti, non
poteva paragonare il padre all’essere umano col quale è in conflitto; il padre,
contemporaneamente severo e gentile, diventa un modello di vita per lo
Sbarbaro, e pertanto lui prova nei suoi confronti un amore che va oltre la
comprensione umana.
Questo è veramente un
figlio!
Manuel, pertanto, non
si può considerare tale e, a nostro avviso, non si può neanche considerare
“essere umano”, dopo gli avvenimenti che l’hanno visto coinvolto nei giorni scorsi
- Giovanni Vitale, Edwin Sapienza, Noemi Ansalone, Mariagrazia Del
Regno
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