25/02/16

Social Network e fenomeni virali

Ogni giorno siamo connessi ad una fitta rete di informazioni, le quali permeano la nostra vita anche quando non possiamo accorgercene. Il semplice utilizzo di uno smartphone  o di un computer permette di  connetterci con un’infinità di persone e servizi.


Secondo le statistiche, circa un terzo della popolazione mondiale è connessa ad internet, mentre il 25% circa degli abitanti del pianeta possiede un account social.
Nel nostro paese gli utenti attivi sui social sono circa il 40% della popolazione, i quali passano mediamente 2 ore e mezza su questi ultimi. Per quanto riguarda il tempo passato su internet si passa ad una media giornaliera di 4 ore e mezza.


Il panorama dell’utilizzo dei social media  da qualche anno si è stabilizzato, come stabilisce l’analisi della Total Digital Audience ( il numero di persone che accedono a servizi social)



Come è evidente dal grafico, Facebook rimane la piattaforma più utilizzata, seguita da Google+ e da social come Twitter, Instagram, Tumblr  ect…

Un utilizzo così vasto di questi mezzi di comunicazione porta una rapida diffusione di informazioni. Ultimamente, inoltre, abbiamo visto come dai social network possano generarsi fenomeni virali , i quali però hanno spesso vita breve e finiscono solo per essere delle mode che in breve tempo vanno nel dimenticatoio.
Nell’ultimo anno abbiamo visto praticamente qualsiasi contenuto raggiungere la nostra bacheca, ma una domanda sorge spontanea: come fa un prodotto a diventare “virale”?

Il matematico Sharad Goel ed il suo team spiegano che “virale” non significa necessariamente “popolare”. Questo perché il fenomeno virale non passa attraverso grandi mezzi di informazione come giornali importanti o simili, ma si diffonde attraverso una rete fatta di persone. Questo meccanismo viene definito “viralità strutturale”  che può essere misurata calcolando le distanze tra coppie di eventi condivisi immaginando una scala a forma di albero: nei livelli più bassi eventi vicini, provenienti dalla stessa fonte, in alto invece, e più distanti, gli eventi che invece sono dovuti a passaggi da persona a persona, indipendentemente se questi ultimi avvengono direttamente o tramite social.

Esempio lampante del meccanismo è il celebre caso del vestito blu e nero, o bianco ed oro, conosciuto come The Dress.



La questione in particolare riguarda il colore del vestito, che sembra cambiare con il variare della luminosità o dell’ambiente nel quale guardiamo l’immagine.  L’immagine, non progettata per essere un’illusione ottica, ha visto una diffusione globale. Questo dimostra che il contenuto si è diffuso di persona in persona, suscitando la curiosità degli utenti.
Ciò dimostra anche che un fenomeno virale non necessariamente nasce come tale; può infatti  anche essere pensato per diffondersi rapidamente ed avere successo, ma questo non basta , quasi sempre serve una buona dose di fortuna.

A proposito di fortuna, non possiamo non nominare il divertente video che nell’ultimo anno ha intasato le pagine web e social. “Sono giapponese” esclama il ragazzo asiatico con la maglia del Napoli alla domanda dell’intervistatore riguardo i miracoli di San Gennaro.  Il giovane, ignaro della sua popolarità, ha raggiunto la vetta dei tormentoni di Facebook
Insieme al giapponese trovano spazio anche le divertenti Gif su Drake, Jhon Travolta, Lorenzo e Marquez o la divertente risposta di Miss Italia 2015, più conosciuta come “Nel 1942, al tempo della guerra. Tanto io sono donna e sarei stata a casa”.


- Michele Citro

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