11/02/16

"Il Grande Gatsby": il ritratto di un’epoca

Roaring Twenties, Années Folles, Golden Twenties, Años Veinte, Goldene Zwanziger: ecco come venivano chiamati gli anni venti nelle varie culture. Lingue diverse, stesso messaggio: la grinta.
 

In quegli anni, l’Europa stava affrontando le conseguenze della Prima Guerra Mondiale, come ad esempio la grossa perdita di risorse umane. Gli Stati Uniti, economicamente più forti (almeno fino alla Grande Depressione del ’29), aprivano le braccia per accogliere nuove correnti artistiche, non a caso si parla di Età del Jazz. Diventa protagonista l’art déco con la sua raffinatezza, in musica, il Jazz assume un ruolo principale. Il Manifesto di quest’epoca fatta di eccessi non può essere altro che Il Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald che, con questo libro, mostra al mondo la vera anima di quegli anni.
Lo scrittore narra la storia di un ragazzo povero, cresciuto nel Nord Dakota, che fugge dalla sua famiglia per costruirsi una nuova identità. Dopo aver lavorato su un’imbarcazione per alcuni anni, è costretto a spostarsi a Louisville per un addestramento militare e lì s’innamora perdutamente della frivola Daisy Fay. Questo amore, ostacolato dallo scorrere del tempo, condurrà alla follia non solo Jay Gatsby, ma anche Nick Carraway, narratore esterno dell’intera vicenda, nonché cugino della Fay. Divenuto ricco grazie al contrabbando, Gatsby si trasferisce a New York e compra una villa nella zona settentrionale di Long Island (quella che Fitzgerald chiamerà West Egg), proprio sulla riva opposta si trova l’amore della sua vita, Daisy, che oramai è diventata la signora Buchanan , avendo sposato Tom Buchanan, un ex-compagno di college di Nick. Non sarà, però, questo matrimonio ad ostacolare l’amore di Gatsby, il quale, incontrando Nick, cercherà di riavvicinarsi alla sua amata.
Tema principale del romanzo è la solitudine. Gatsby è il prototipo dell'uomo solo, questo lo si vede per la prima volta quando nell'ora del crepuscolo, fermo sul prato della sua lussuosa villa, guarda con gli occhi fissi la luce verde che si riflette sul pontile della casa di Daisy dall'altra parte della sponda. Tuttavia ciò  che rende grande Gatsby è un dono che pochi possiedono: la speranza. Il protagonista crede nel futuro: attende fiducioso ed è pronto a lavorare duramente per far sì che la sua aspirazione alla felicità si realizzi. Il suo idealismo rappresenta alla perfezione gli Stati Uniti degli anni venti. Il lusso e i soldi diventano protagonisti grazie alle feste sfrenate che lo stesso Gatsby organizza nella propria villa.
Fitzgerald, con questo libro, vuole dimostrare come questo stile di vita, basato sul materialismo e sull’edonismo, sia in realtà fallibile: i soldi che si possono guadagnare non servono a nulla se poi nella vita rimangono solo i rimpianti.
Questa “morale” causò aspre critiche al romanzo poco dopo la sua pubblicazione, ma è proprio questa che ci ha permesso, oggi, di riscoprirlo. A contribuire alla riscoperta di questo capolavoro contemporaneo sono stati anche i numerosi riadattamenti cinematografici, a partire dalla pellicola del 1974 di Jack Clayton con Robert Redford  e Mia Farrow, sino a quella più recente  di Baz Luhrmann, noto già per aver girato Romeo + Giulietta  e Moulin Rouge. Ad interpretare la parte di Gatsby è Leonardo Di Caprio che offre una delle sue migliori interpretazioni, affiancato anche da Tobey Maguire (Nick Carraway) e Carey Mulligan (Daisy Fay).


Quella di Luhrmann, in particolare, è un’ottima trasposizione cinematografica del romanzo di Fitzgerald e ne differisce solo per pochi particolari. Egli è in grado di descrivere al meglio la società dell’epoca, corrotta dal denaro e dalla superficialità, tramite scene che mettono in evidenza le grandiose feste di Gatsby oppure i locali e le persone che frequentavano la New York dell’epoca. Perfettamente in sincronia con questo ambiente è la colonna sonora di Craig Armstrong, cui hanno partecipato diversi artisti, quali The XX e Florence Welch. Da ricordare è sicuramente il singolo Young and Beautiful di Lana del Rey, che è presentato in quasi ogni scena in diverse varianti, adattandosi perfettamente al contesto e ai personaggi. Proprio come Fitzgerald con il suo romanzo, anche Luhrmann ha ricevuto critiche contrastanti per la sua opera. Nonostante ciò, entrambi riescono a rappresentare alla perfezione, con le loro opere, quelli che sono i ruggenti anni venti.


"Avevo voglia di uscire a passeggio verso il parco nel crepuscolo tenero, ma ogni volta che cercavo di andarmene mi trovavo immischiato in qualche strana discussione stonata che mi inchiodava sulla seggiola come vi fossi legato con una corda. Eppure, alta sulla città, la fila delle nostre finestre gialle deve aver comunicato la sua parte di segreto umano allo spettatore casuale nella strada buia e mi parve di vederlo guardare in su incuriosito. Ero dentro e fuori, contemporaneamente affascinato e respinto dalla inesauribile varietà della vita."

- Iole Clarizia e Sabrina Aliberti

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