Ieri sera, nel programma televisivo di
“approfondimento” chiamato Porta a Porta,
è stato intervistato il figlio di Totò Riina, Salvatore Jr.
La notizia, che ha fatto il giro del web, ha
lasciato sconvolte le istituzioni.
La presidente della Commissione Parlamentare
Antimafia, Rosy Bindi, ha dichiarato che “Se
stasera andrà in onda l’intervista
al figlio di Riina, avremo la conferma
che Porta a Porta si
presta a essere il salotto del negazionismo della mafia”. Ma la
Rai-Radiotelevisione Italiana S.p.A. non guarda in faccia a nessuno, e la
puntata va in onda lo stesso. Bruno Vespa, “giornalista” affermato, ha rivolto
diverse domande a Salvatore Jr., invitato in trasmissione per parlare del suo
libro: “Riina Family Life”. Non sono state tanto le domande ad attirare la mia
attenzione quanto le risposte date dal giovane Riina.
“Non avrei mai potuto
immaginare che mio padre fosse dietro l’omicidio Falcone”; “Non condivido il
suo arresto, lo Stato me lo ha portato via”; “Amo mio padre e non lo giudico”.
Ma come si può giudicare una
personcina così garbata e a modo come Totò Riina? I suoi amici lo chiamavano
“la belva”, ma era solo per affetto, nel senso che lo chiamavano la belva
perché lui “affettava” le persone. Vogliamo ricordarlo come criminale solo perché
ha ucciso qualche persona, qualche giudice, solo perché ha compiuto diverse
stragi, solo perché ha fatto alcuni favori alla politica?
E’ proprio il caso di dirlo, ogni scarrafone è bello ai figli suoi…
Il presidente della Repubblica,
Sergio Mattarella, non si è espresso sul servizio della RAI, non ha lanciato
neanche un monito, probabilmente per via del ruolo che ricopre.
Se fossi nei
panni del Presidente, avrei sicuramente detto qualcosa a questo Salvatore Jr.,
magari con una lettera e immagino che avrei scritto più o meno questo:
“Caro Totò, ti scrivo e ti chiamo
per nome perché tra conterranei è meglio essere diretti. Proprio perché voglio
essere diretto, ti dico che tuo padre era un mafioso, ha violato la
Costituzione e, così facendo, i diritti di tutti i cittadini italiani. Vedi,
Totò Jr, il libro che tu hai scritto sarà venduto nelle librerie e tu
guadagnerai dei soldi sulla morte di persone innocenti, sulla morte di mio
fratello e di tanti altri, solo per il nome e il cognome che porti. Io ti perdono,
ma tu inginocchiati.”
Quanti sassolini dalle scarpe mi
toglierei se fossi presidente… Farei un bel discorso a reti unificate, dicendo:
«Care Italiane, cari Italiani. Mi
dispiace, per tutto. Mi dispiace perché in questo paese a passarla liscia sono
sempre le persone sbagliate e a pagarla sempre quelle più oneste. Ricordate la
strage di Piazza Fontana? Giuseppe Pinelli, il ferroviere anarchico che si
buttò dalla finestra del quarto piano della questura di Milano, non si è
ucciso, è stato assassinato, da un branco di statali incompetenti. La famosa
Trattativa con la mafia l’abbiamo iniziata noi, abbiamo lasciato che degli
assassini sanguinari prendessero delle importanti decisioni politiche. Sono
tante, troppe, le bugie a cui siete stati costretti a credere in tutti questi
anni, al punto che me ne vergogno. Mi vergogno perché i ragazzi degli istituti
superiori sono stati costretti a fare un minuto di silenzio per la morte dell’“onorevole”
Andreotti. Migliaia di ragazzi sono rimasti in silenzio per sessanta secondi
per un personaggio che a tutti gli effetti resta un condannato (e lo dicono i
processi). Tutte queste bugie, tutte queste false coperture, hanno minato le
basi della Costituzione, sulla quale questo Paese si regge. Non ci sarà nessuno
ai funerali dell’Italia, nessuno chiederà un minuto di silenzio, perché la
fossa ce la siamo scavata da soli.»
Cari concittadini, io non mi sento
Italiano, ma per fortuna, o purtroppo, lo sono…
- Pietro Tancredi
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