12/05/16

La libertà di tollerare

Spesso sentiamo parlare di libertà e di tolleranza, soprattutto in questo periodo, ma definire e capire questi concetti è molto difficile.
Il concetto di libertà, ad esempio, si è sviluppato in particolar modo durante l’Illuminismo. 





Nei secoli precedenti, pochissimi si erano occupati della questione, come ad esempio Spinoza che sosteneva che la libertà consisteva nell'essere indipendenti dalle passioni, dalle emozioni. Durante l’epoca dei lumi, gli Stati stessi presero a cuore la questione. In particolare, la Francia che, il 26 agosto 1789, promosse la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino che sanciva diritti inalienabili come la vita, la felicità e la libertà. Quest’ultima era concepita come “poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri” (Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino, Parigi, 1789).

Qual è, però, il limite di questa libertà?
Il limite è dettato dalla legge, la quale deve vietare le azioni nocive alla società, ma soprattutto deve essere uguale per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro condizione sociale. Al conseguimento di questo pensiero contribuirono molti filosofi, il più importante fu sicuramente Jean Jacques Rousseau che affermava nel Discorso sull’origine e la disuguaglianza fra gli uomini del 1754 : <<Avrei voluto vivere e morire libero, cioè totalmente sottomesso alle leggi, che né io né alcun altro potesse scuoterne l’onorevole giogo[…]>>. Ancora una volta la libertà non viene concepita come vivere non avendo alcun limite, ma come vivere sapendo che la legge garantisce la nostra libertà limitandola.
Circa un decennio prima (1776) della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino, l’America aveva mosso i primi passi in questo campo con la Dichiarazione d’Indipendenza, che per prima ha stabilito che gli uomini sono tutti uguali e che ci sono dei diritti inalienabili come la vita, la libertà e la ricerca della felicità. Potremmo dire che il pensiero americano anticipava il pensiero liberale dell’individualismo, ossia i singoli individui devono poter raggiungere la felicità individuale, che non è nociva allo Stato.

Concetto affine a quello di libertà è quello di tolleranza, che al giorno d’oggi sembra essere del tutto assente, ovunque. Basti pensare a quello che sta accadendo nel mondo, l’Isis contro gli infedeli, gli Stati contro l’Isis, il popolo contro i musulmani, gli Stati contro i migranti, gli uomini contro gli uomini. Questa lotta uomo contro uomo non sembra avere nessuno scopo, alcun fine, se non quello di distruggerci a vicenda. Tuttavia, c’è un punto centrale, una caratteristica fondamentale, che sembra sfuggire agli illustri governatori e agli ignoti popoli, cioè il fatto che siamo tutti uguali, fallibili e inclini all’errore come diceva Voltaire nel suo Trattato sulla tolleranza del 1763. Sempre  secondo Voltaire << Non resta, dunque, che perdonarci vicendevolmente le nostre follie>>. Ed è proprio questo il principio fondamentale sul quale si basano tutti i diritti umani.

Normalmente, però, la tolleranza è intesa in maniera del tutto errata, come sopportazione del prossimo, tollerarlo come fosse un peso <<che non può concepirsi diversamente che “in-altro”>> (Massimo Cacciari, conferenza tenuta a Foggia, giugno 2006). Tolleranza significa aver rispetto nei confronti della diversità dell’altro, concependolo come un essere umano del tutto uguale a noi. Essendo tutti uguali di conseguenza nessun uomo può decidere la morte di un altro, in quanto l’omicidio non è concepibile nemmeno quando è giustificato dallo Stato. Dovremmo essere tutti più tolleranti, più decisi nel difendere i nostri diritti, la nostra libertà. Concludo con una citazione che è stata attribuita a Voltaire: <<Non condivido ciò che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo>>.
-Iole Clarizia


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