Ѐ andata in onda
ieri sera su Sky Atlantic la prima puntata della nuova miniserie in quattro
episodi “Dov’è Mario?”, scritta e interpretata da Corrado Guzzanti, che torna
in tv dopo quattro anni di assenza. L’ultimo show era stato infatti “Aniene 2”
(2012), andato in onda sempre su Sky.
Definita dallo stesso comico “Una serie
tra l’horror coatto e la satira”, questa ha per protagonista Mario Bambea,
pedante intellettuale radical chic di sinistra, che finisce in coma in seguito
ad un incidente automobilistico. Quando si risveglia non è più lo stesso:
frastornato e smarrito, spesso affetto da vuoti di memoria, finisce per
sviluppare una personalità parallela e totalmente opposta, una sorta di alter
ego che si manifesta esclusivamente nelle ore notturne. Di notte infatti, con
tanto di pigiama e bende, l’accademico dal linguaggio forbito e con la erre
moscia si trasforma inconsapevolmente in Bizio Capoccetti, comico rozzo e
volgare che si abbandona a battute in romanesco e ad atteggiamenti non poco
razzisti, che dà il meglio di sé allo squallido teatro Odeon, di fronte casa
sua. Da qui si snoda l’intera vicenda, in una serie di gag che ricalcano
l’umorismo sottile e scomodo tipico di Guzzanti che, anche se qui nel complesso
può apparire non immediato, conserva tutte le caratteristiche del genio del
comico. Un ruolo da protagonista è affidato a Dragomira (Evelina Meghnagi), la
badante rumena di Bambea, poetessa misteriosa e tragica nonché presenza
piuttosto inquietante visivamente, unica a conoscenza dello sdoppiamento
inconscio di personalità di cui soffre il professore. Puntualmente ogni sera va
a recuperarlo a teatro per riportarlo a casa, venendo spesso scambiata per
parte integrante dello spettacolo, dove ne approfitta anche per recitare i suoi
versi.
Divertente ma forse
strana da vedere la partecipazione alla serie di trasmissioni televisive e
volti noti, rendendo così più realistica la finzione scenica, in cui si possono
quindi ben inquadrare gli ambienti del mondo intellettuale italiano odierno:
partecipano per esempio a questo ruolo SkyTG24, il TG La7, personaggi come
Marco Travaglio, Michele Santoro e altri giornalisti. L’intento di Guzzanti è
perciò compiere una riflessione satirica sul mondo intellettuale di oggi, con
particolare attenzione alla crisi della sinistra e della sua ideologia ormai
allo sbaraglio, nonché alla caduta morale di certi comici odierni e del
circostante mondo televisivo. Lo spettatore finisce così per entrare in
entrambi i mondi, non riuscendo a schierarsi con nessuno dei due personaggi, a
detta anche dello stesso Guzzanti e degli altri autori, che in conferenza
stampa hanno sottolineato il lungo travaglio che ha portato alla nascita della
serie. E in essa ce n’è proprio per tutti: dal mondo moderno “che licenzia i
vecchi via Twitter”, all’invito profetico di un conduttore radiofonico rivolto
al professore: “Non guardare Masterchef! Ѐ un programma della massoneria
atlantica!”, che confessa preoccupato di averlo fatto. Un’ironia che non
risparmia nessuno, che forse solo Guzzanti come pochi si può permettere. Ancora
una volta il comico (e Sky, che nell’attesa della serie ha dedicato per due
settimane un intero canale a Guzzanti: “Sky Mario HD”) ci insegnano come una
televisione diversa è possibile, senza retorica e artifici e che lascia spazio
ad una satira ad ampio raggio d’azione, che colpisce anche quegli aspetti più
infamanti e controversi della società, spesso nascosti, come gli insulti
razzisti rivolti nei panni di Capoccetti alla badante rumena. Una serie che
dunque merita certe attenzioni e certi riconoscimenti, di quelle per cui si
aspetta impazientemente il giorno della messa in onda. Una regia attenta ad
ogni particolare (Edoardo Gabbriellini), una fotografia dai colori intensi e la
bravura di certi attori danno il tocco finale. Infine, seppur non sappiamo
ancora dove sia Mario, possiamo sicuramente affermare che Guzzanti è entrato
(ma già da tempo) a far parte di quella cerchia di personaggi che compaiono sul
piccolo schermo una volta ogni tanto, di cui si attende sempre il ritorno e che
poi, quando tornano davvero, regalano agli spettatori piccole-grandi
soddisfazioni televisive.
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