Olive Hoover è una
bambina di soli sette anni che desidera vivamente partecipare al concorso di
bellezza “Little Miss Sunshine” in California, senza rendersi conto di non essere
adatta a quell’ambiente. Appartiene però ad una famiglia molto particolare: suo
padre Richard è una sorta di leader motivazionale e cerca in ogni modo di farle
capire quanto sia importante vincere per ottenere successo; nonno Edwin è un
signore un po’ fuori dal comune, che è anche stato cacciato dalla casa di
riposo perché dipendente da eroina; il fratello Dwayne è appassionato di
Nietzsche e ha deciso di fare voto di silenzio finché non riuscirà ad entrare
nell’aereonautica; la madre Sheryl è molto comprensiva ed in grado di risolvere
tutti i problemi che la famiglia riscontra; infine lo zio Frank, noto
professore, costretto a vivere con loro per aver tentato il suicidio in seguito
ad una delusione amorosa. Insomma una famiglia abbastanza turbolenta, che
riscontra problemi di ogni tipo ma che è comunque pronta a sostenere i piani di
Olive, vedendo in lei grande passione e determinazione. Così sarà il viaggio in
California a bordo di un vecchio pulmino giallo Volkswagen a permettere ad
ognuno di loro di riflettere e di conoscere se stesso.
“Little Miss Sunshine” si
presenta come una tragicommedia ricca di black-humor che ben si adatta
all’avventura dei personaggi. Sullo schermo non vediamo la tipica famiglia
perfettamente in sintonia, ma una fuori dal comune, quasi sempre al centro di
un’infinità di problemi. È proprio questa caratteristica a rendere la storia
semplice e allo stesso tempo unica e originale, perché non può che essere
vicina ad ogni spettatore. In particolare capiamo quanto sia importante credere
nei propri obiettivi, senza pensare troppo al giudizio altrui. Come abbiamo già
detto, è il padre che cerca di incoraggiare tutti con frasi del tipo: “Il mondo
si divide in due categorie: i vincenti e i perdenti. E qual è la differenza? I
vincenti non mollano mai. Quindi cosa siamo noi qui? Siamo vincenti o
perdenti?”.
Il suo atteggiamento,
però, non è altro che il frutto del suo saggio “Nove passi per raggiungere il
successo”, che non è ancora riuscito a pubblicare perché considerato un autore
sconosciuto. Non avendo così raggiunto la fama desiderata, vorrebbe che almeno
i figli, in particolare la piccola Olive, riescano nei loro obiettivi. Ad
aiutare ulteriormente la bambina è il nonno che, malgrado il carattere
stravagante, è l’unico ad esserle realmente vicino, seppure a modo suo.
Alla regia di “Little
Miss Sunshine” troviamo i coniugi Jonathan Dayton e Valerie Faris, che hanno
riscontrato un enorme successo con il loro lavoro, premiato anche agli Oscar
2006 per la miglior sceneggiatura originale. Non va poi dimenticata
l’interpretazione della giovanissima Abigail Breslin nei panni di Olive, in
grado di emozionare il pubblico grazie alla sua dolcezza e alla sua sincerità,
e ancora quella di Alan Arkin nei panni del nonno, vincitore del premio Oscar
come miglior attore non protagonista. Bellissima è anche la parte di Steve
Carell, che appare perfettamente immedesimato nel suo personaggio. Dunque
“Little Miss Sunshine” è un film da vedere perché, proprio grazie ad una serie
di situazioni stravaganti, è in grado di fornirci diversi punti di riflessione
per imparare ad affrontare la vita con più ottimismo.
- Sabrina Aliberti
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