10/02/17

"Se questo è un uomo"

Il 27 gennaio ricorre il giorno della memoria, in questa data nel 1945 l’armata rossa liberò il campo di Auschwitz e rimase sconvolta da ciò che vide: esseri umani ridotti a scheletri, spogliati di qualsiasi bene, stremati dalla fatica di un lavoro disumano. Ben presto i soldati notarono che le persone portavano un codice tatuato sulla pelle, che identificava queste ultime. Lentamente scoprirono quali orrori erano avvenuti in quel luogo: le camere a gas, i cumuli di oggetti personali dei prigionieri spogliati di qualsiasi bene, i forni crematori, i cumuli di cadaveri e così via. 


Nessuno tra i soldati poteva immaginare che l’uomo fosse capace  di ridurre un suo simile a non più di un oggetto senza valore e trattarlo come tale.
Non mi sento in grado di descrivere ciò che le vittime della shoah hanno provato, ma voglio citare Primo Levi, che con la sua poesia ha descritto ciò che realmente è stata la shoah...

“É questo un uomo che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no... É questa una donna senza capelli e senza nome, senza più forza di ricordare, vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana di inverno”.

La giornata della memoria è un’occasione per ricordare non solo le vittime della shoah ma anche le vittime di altri genocidi, come lo sterminio degli indiani nativi d’America o le deportazioni nei gulag di dissidenti politici in Russia. Insomma, l’occasione per ascoltare la voce ormai lieve di gente che ora è nel vento (come cantava Guccini) e che ha pagato il salato prezzo dell’egoismo e dell’ignoranza umana. L’uomo, durante la sua storia, è stato artefice di molti genocidi, e quelli che vennero definiti “eccidi irripetibili”, vennero ripetuti e vengono ripetuti, perché l’uomo dimentica presto gli orrori che commette.
Ancora oggi, in molti paesi del Medio Oriente, le persone sono vittime di una guerra che non gli appartiene, e la loro vita dipende da un fragile equilibrio che facilmente viene spezzato dai bombardamenti. In quei luoghi la gente vive nel terrore di perdere la propria famiglia e tutti i frutti dei sacrifici di una vita. É triste constatare che oggi nelle scuole si parli davvero poco di queste cose e che compiti o interrogazioni vengano considerate più importanti della shoah, allora diventa facile realizzare perché certi orrori si ripetono...
L’uomo dimentica facilmente, perciò è necessario ricordare.


Simone Villari - IIIC

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