Premessa:
questo articolo è moderato. Moderatamente pieno di insulti.
Facciamo
finta per un attimo che vi interessi qualcosa di ciò che succede fuori dalla
vostra città, ok?
Detto
ciò, cosa sta accadendo in questi giorni a Bologna? Posso spiegarvelo con le
buone o con le cattive, o – perché no – in tutti e due i modi. Per garantire
l’imparzialità di quanto segue (anche se non ci conterei troppo), inizio con un
piccolo sfogo: a Bologna, nelle ultime settimane, la libertà di espressione ha
fallito. I protagonisti di questa storia non la meritano. A meno che per
“espressione” non si intendano le sprangate, ovviamente: quelle se le meritano tutte.
Adesso
sono calmo, faccio un bel respiro e vi spiego “con le buone” cosa succede in
questi giorni. Il luogo al centro della vicenda è la Biblioteca di Discipline
Umanistiche dell’Università di Bologna. Come ci si aspetta da una biblioteca
umanistica, gli studenti si riuniscono in questo luogo principalmente per un
solo motivo: le canne.
Ovviamente
si sta esagerando. Circolano anche altre droghe.
Tutto
ciò spinge la direzione dell’Università a porre, avanti all’ingresso della
biblioteca, una “limitazione della libertà degli studenti”, come direbbero quei
deficienti del CUA (Collettivo Universitario Autonomo, che voi potete
semplicemente ricordare come “le zecche”), i nostri protagonisti. E sì, in
questo momento mi sto molto moderando.
L’accesso,
ad oggi, è limitato agli studenti provvisti di badge dell’Università; tutti gli
altri potranno accedervi comunque, presentando un documento di riconoscimento
all’ingresso.
Qui non aggiungo le mie inutili opinioni fin troppo condizionate dalle emozioni
del momento per farvi riflettere un attimo sulla stupidità della reazione del
sopracitato Collettivo, il quale si dimostra, così, più interessato alla
libertà di spaccio che libera istruzione.
I
perché della disposizione dei famigerati tornelli all’ingresso dell’area,
insieme a varie altre informazioni, sono reperibili nel post su Facebook di
Emilia Garuti, studentessa di Lettere e responsabile legalità e sicurezza per
il PD dell’Emilia Romagna, la quale ha lavorato per 4 mesi presso la biblioteca
ed è stata testimone in prima persona delle oscenità avvenute in tale periodo.
In sintesi: gli studenti e i docenti non si sentivano più al sicuro in quel
luogo. Magari l’avete notato, ma quest’argomentazione ha molto più senso delle
motivazioni del CUA. Cercate di capire un attimo chi sono i buoni e chi i
cattivi…
Ovviamente,
il linciaggio mediatico ai danni della ragazza è stato immediato, dato che ai
membri del CUA, oltre a quella cultura che sostengono di difendere, mancano anche
gli attributi. La ragazza è stata ovviamente linciata. Cosa potevamo
aspettarci?
Ma
i nostri amici del CUA non si sottomettono alla decisione della dirigenza
“fascista” e iniziano una serie di proteste che costano alla biblioteca circa
50.000 euro di danni. Danni che le nostre care zecche, naturalmente,
accreditano ai poliziotti brutti e cattivi, le prime persone da cui vanno a
frignare se perdono un telefono o se gli rubano un portafogli.
Questo
perché sì, ci sono stati scontri tra le zecche (o i deficienti, che dir si
voglia) e la polizia, ed è stata anche fatta violenza da entrambe le parti. E
sfortunatamente nessuno ha preso la metà delle sprangate che meritava.
E
ricordatevi, sono ancora moderato.
Ma
parliamone un attimo seriamente: gli scontri in via Zamboni sono ancora in
corso.
Il
più disastroso si è verificato il 9 febbraio all’interno della biblioteca. I
danni ammontano nuovamente a 50.000 euro; due giovani sono finiti ai
domiciliari, avevano già dei precedenti. I tornelli all’ingresso sono stati
distrutti.
Ragionate
un secondo: possiamo davvero andare incontro alle necessità di un gruppo di
ragazzi che, in nome della libera istruzione, si barricano nella biblioteca e
la devastano quando ne vengono (giustamente) cacciati?
Ragazzi
che in tanti anni di autogestione non sono stati capaci di garantire la
sicurezza degli studenti, e che ora protestano per un falso motivo (cioè con
interessi, come detto sopra, palesemente diversi da quelli dichiarati),
linciando una ragazza per averli screditati testimoniando ciò che ha visto; ragazzi che aggrediscono la polizia fisicamente e verbalmente (con i soliti cori
anti-fascisti, dato che per loro tutti i poliziotti lo sono) durante proteste
violente iniziate proprio da loro?
Quali
sono queste necessità? Quali sono le loro vere priorità? L’istruzione o le
canne?
Onestamente,
non me la prendo se qualcuno di voi non è d’accordo con me. E’ naturale
prendere le distanze da una questione che non ci appartiene e lo accetto. Ma
nel caso in cui tu lettore dovessi essere, al contrario, a favore della causa
del CUA, fammi un fischio: non mi dispiace farmi una chiacchierata con te su
quanto tu sia deficientdi un'altra opinione. D’altronde, mi sto ancora
moderando eh.
Emanuele
D’Amico - VB
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