20/03/17

"No" al populismo (e "Si" a Valsoia)

Il neo-eletto presidente dei Paesi Bassi, il liberale Mark Rutte, ha pronunciato il suo primo discorso pronunciando queste esatte parole: "Dopo la brexit e le elezioni americane, l'Olanda ha detto no al populismo" (frase che richiama un noto spot contro il colesterolo). L'Europa, rappresentata dalla figura della cancelliera tedesca Angela Merkel, ha tirato un forte e profondo sospiro di sollievo.


Parole meno liberali e più populiste, sono state pronunciate da Matteo Salvini, durante un comizio a Napoli, nei giorni scorsi. Il leader della Lega ha parlato di tante cose, ma si è soffermato sull'argomento "unioni civili": un abominio contro l'umanità, assolutamente contro natura, questo probabilmente è quello che tutti pensiamo di Salvini. Ma è anche, tristemente, ciò che lui pensa delle unioni gay.

Abbiamo visto, per la presenza di Salvini, una Napoli fortemente divisa, tra persone che cercavano di manifestare pacificamente, e chi invece, dichiarandosi fortemente antifascista, usava metodi violenti, e consentitemi, da squadrista.



Quello che mi chiedo a questo punto è: vale davvero la pena ridurre in brandelli quel poco che resta di una città piegata in due dalla camorra, che avrà sicuramente problemi più importanti di Salvini? Probabilmente, il modo migliore che abbiamo per manifestare il nostro dissenso nei confronti di un politico è quello di non votarlo durante delle "ipotetiche" future elezioni.

A proposito di elezioni, voti e politica, parliamo della C.G.I.L, che ha proposto, nei giorni scorsi, un referendum sulla questione voucher. Non abbiamo avuto neanche il tempo di confrontarci sul "se sia giusto pagare in buoni lavoro o meno" che la Commissione Lavoro della Camera (che si occupa delle questioni che riguardano il lavoro pubblico e privato), si è messa in opera per abolire i voucher, ed evitare così il referendum. La C.G.I.L. è pronta a cantare vittoria, così scrive il Fatto Quotidiano in un articolo che stranamente vuole fare proprio informazione.

Ovviamente, non basta un testo qualsiasi della Commissione Lavoro ad abolire i voucher (o buoni lavoro che siano), questo testo, questa proposta, per essere applicata, deve diventare legge. Compito di far sì che ciò si avveri, è del nostro tanto caro governo Renzi bis Gentiloni, che si occuperà di portare il decreto legge in Consiglio dei Ministri.

La questione "voucher" ha scosso in qualche modo la politica italiana. Tutti i partiti di tutte le fazioni possibili si stanno chiedendo: "Perchè sono stati presi provvedimenti prima del referendum?"
Il M5S sentenzia la paura del voto popolare che avrebbe il governo, mentre Bersani sostiene la tesi della paura del referendum.

E così, su questa onda di pensiero, arrivo a formulare, dopo l'horror vacui dell'arte medioevale (con il quale si riempivano gli spazi con l'oro, per paura del vuoto); l'horror referendum, una pratica politica che prevede il riempimento del "vuoto" lasciato dai precedenti governi in ambito economico e lavorativo.
E', alla fine, un pò questo il fine del governo Gentiloni: cercare di "rattoppare" i buchi di questo vestito un pò malconcio che è l'Italia.

Vi lascio con questa massima:

"Arriva un momento in cui il coraggio deve essere più forte della comodità e la speranza deve prendere il posto della rassegnazione".

Schopenhauer? Baudelaire? Bukowski?

No, Renzi.

Editoriale di Pietro Tancredi - VB


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