02/12/16

Ma noi non ci saremo...

In questi giorni le città si colorano di verde, di rosso, di bianco, ma non sono le luminarie natalizie, sono i manifesti appesi in occasione del referendum. Questo tanto per ricordare che tra un paio di giorni i ragazzi che hanno compiuto diciott’anni dovranno recarsi alle urne per espletare il proprio diritto di voto, molti per la prima volta. Emozionati, eh? Io non poco, in verità.

Ma a proposito di voti, è esploso in Veneto, e nel caso particolare a Verona, lo scandalo dei “falsi voti”. Migliaia di firme sospette, falsificate, riguardanti le elezioni comunali dell’ormai lontano 2014. Grazie ad un esposto del Movimento 5 Stelle, settantuno imputati, tra i quali decine di consiglieri comunali, hanno dovuto patteggiare pene della durata massima di cinque mesi per aver raccolto firme in modo irregolare (per non dire che molte erano false…).

La cosa più interessante è che questi imputati sono dei più disparati partiti: Lega Nord, Nuovo Centro Destra, Partito Democratico, Forza Italia… Non la penseranno allo stesso modo sull’attuale governo, non la penseranno allo stesso modo sulle possibili conseguenze (positive e negative) del referendum, ma almeno su come fregare i cittadini sono tutti d’accordo. C’è da dire che non da meno sono stati i candidi e onesti rappresentanti del Movimento 5 Stelle, che a Palermo hanno depositato firme false alle amministrative palermitane dell’ancora più lontano 2012. Allora è proprio vero, la volontà di fregare il prossimo è insita nell’uomo.

“Homo homini lupus”, l’uomo è lupo per l’altro uomo, la versione più vecchia di questa frase è stata trovata in una commedia di Plauto (l’Asinaria), vissuto tra il 250 a.C. e il 184 a.C., pensate quindi quanto poco ci siamo evoluti, almeno da questo punto di vista. Anche qualcun altro ha parlato nel corso della storia del fantomatico “uomo-lupo”, Thomas Hobbes (1588-1679). Secondo Hobbes, la natura dell’uomo è puramente egoistica, ogni persona tende a seguire il proprio istinto per avere il sopravvento sugli altri. Ma è realmente così? Probabilmente si, ma non del tutto, credo. Ci possiamo ancora salvare, e la salvezza si trova in un film, un film documentario chiamato “Robinù”.

Protagonisti di “Robinù” sono proprio quelle persone che, a causa di un’azione sbagliata, per essere stati “lupi” a danno di altri uomini, si trovano ora in carcere, nello specifico a Poggioreale (NA). A questi ragazzi ha rivolto parole di vicinanza e forte affetto il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha affermato: “Ai giovani protagonisti del film faccio i miei complimenti e gli auguri per un film di alto valore sociale. Questa proiezione di Robinù avviene non in una sala cinematografica, ma all’interno di un carcere, cioè di un luogo di privazione della libertà e perciò di disagio, di sofferenza. L’istituzione carceraria rappresenta per lo Stato una necessità non derogabile ma, alcune volte, è anche una sconfitta. Diventa una sconfitta quando a varcare le porte del carcere è un giovane proveniente da un contesto sociale difficile, segnato da una forte presenza di criminalità. È una sconfitta perché segnala la mancanza del sistema educativo e della vicinanza dello Stato.”

A volte l’uomo è lupo non perché vuole solo mettere in tasca qualche centinaio di euro in più, qualche voto in più (come nel caso dei voti e delle firme false…). A volte l’uomo è costretto ad essere lupo, perché le condizioni in cui vive lo obbligano ad esserlo. Nel discorso, il Presidente Mattarella ha espressamente detto che quando un giovane entra in carcere è una sconfitta dello Stato, e lo Stato non è solo il presidente, i ministri, lo “Stato” siamo anche noi.

Impegniamoci, cerchiamo di migliorare ogni giorno di più, e diamo una mano ai ragazzi che ci sembrano più deboli. Aiutando le persone che si trovano in condizioni difficoltose e radicate nei pregiudizi e nelle tradizioni obsolete possiamo evitare tanti, tantissimi uomini-lupo.

“Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro perché il male ed il potere hanno un aspetto così tetro? Dovrei anche rinunciare ad un po’ di dignità, farmi umile ed accettare che sia questa la realtà?” – cantava Francesco Guccini, vestendo i panni di un romantico don Chisciotte. Ed è proprio con queste parole che mi faccio forza e vi faccio forza. Non scoraggiatevi e continuate a lottare, il futuro è sì di tutti, ma è anche vero che siamo noi “ragazzi” che domani ci troveremo ad affrontare i tanti problemi che sconvolgono la nostra società. Allora non dobbiamo lasciarci abbattere, e dobbiamo mettercela tutta.

In ogni caso, io non smetto di credere in questa pazza idea, perché lo so, so che un giorno “risorgerà un mondo nuovo”. Probabilmente non saremo noi, non saranno i nostri figli a risollevare questo mondo che cade a pezzi, magari saranno i nostri nipoti. A quel punto, “noi non ci saremo”, ma non è per questo che smetteremo di lottare.
Non è per questo che smetteremo di sognare.


Editoriale di Pietro Tancredi - VB

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